giovedì 17 febbraio 2022

La pena

 Oggi Gherardo Colombo, a Palazzo di Giustizia di Milano per "Mani pulite 30 anni dopo", ha cantato, in pratica, "Rubare per fame non è reato" (F. De Andrè) perché si è detto deluso dal "sistema della pena".

Un approccio simile al "Metodo Di Bella" (metodo rivoluzionario per la cura del cancro che principalmente cercava di approfondire il contesto organico a 360° nel quale si era sviluppata la malattia per poter meglio commisurare la cura, poi tacciato di antiscientismo), lo paragono in senso positivo: guardare il contesto nel quale si svolge un reato. Non lo si fa mai, dice lui. Il magistrato guarda l'atto e infligge la pena. 

Racconta di quando lui si è trovato a dover consentire l'incontro fra un ragazzino e il padre da lui stesso messo in carcere per rapina qualche tempo prima. E in quella situazione ha visto il suo atto, quello di infliggere la pena del carcere a quel rapinatore, nella sua interezza ed appunto si è visto come colui che ha condannato quel padre a non poter stare con il figlio. Parla di "un sistema lontano dalla vita vera."

Queste parole del Colombo vengono pronunciate poco dopo quelle, tante, di Sergio Cusani che di quegli anni fu, suo malgrado, protagonista e che ha descritto in una rapida carrellata di milamiliardi di lire che definivano la storia industriale e finanziaria d'Italia, Cusani che in conclusione ha detto di essere a disposizione di chiunque voglia analizzare ed elaborare in maniera "collettiva" quei fatti e quegli anni, interessante.

Colombo chiede scusa, ripetutamente, scusa per quello che sta per dire, scusa per il luogo in cui sta per dirlo. Chiede scusa al uditorio, fatto di giovani avvocati e magistrati, aspiranti tali e tali di vecchia data, e ultimo ma non ultimo Sergio Cusani: agnello sacrificale e simbolo del male nella stagione, "Mani pulite", che si vuole celebrare.

Gherardo Colombo ha dichiarato di aver lasciato la magistratura perché ad un certo punto non credeva più nel principale principio applicato da lui e dai suoi colleghi: la pena.

E' sintomatico osservare come alcune persone possano fare questa evoluzione, che per qualcuno può essere una involuzione ma poco cambia, da Dio a Diavolo, dal bianco al nero, da giudice a rapinatore... un esercizio, estremamente costoso, di empatia che ti porta a rinnegare ciò che eri quando per diventare ciò che eri hai fatto fatto un lavoro importante: non credo che nel pool di mani pulite fossero entrati i primi sei PM liberi in quel momento. Una evoluzione inevitabile però nelle grandi persone perché a guardare il video in cui Craxi riconosce davanti alle telecamere e ai suoi accusatori che sapeva da "quando portava i pantaloni alla zuava" che il sistema di finanziamento ai partiti era illegale e non se ne è mai dichiarato pentito, tirando dentro anche l'ex presidente della repubblica Napolitano.

Sicuramente l'uso della detenzione preventiva in maniera "leggera", il clamore mediatico, l'acclamazione popolare a "salvatori della patria" li aveva esaltati questi qua e quindi il cadere da così in alto deve essere stato molto brutto e sarà per questo che il pool si è disperso e disciolto in un allontanamento da quei fatti e da quei ruoli.

venerdì 23 luglio 2021

Saremmo diventati cosa ?

Ho letto, di recente, "Sarei stato carnefice o ribelle ?" di Pierre Bayard  (Sellerio editore), un bel libro nel quale l'autore racconta, inventando, come si sarebbe comportato e quali scelte avrebbe fatto se fosse nato nel 1922, come suo padre, e si fosse trovato nel periodo storico che ha costruito le basi affinché la seconda guerra mondiale scoppiasse. Tutto basato su un perfetto mix di fatti storici, analogie con personaggi dell'epoca, auto-analisi psicologica e ipotesi il percorso del giovane protagonista di questa storia si svolge a diretto contatto con chi ha scelto di salire sul carro del "nazional-socialismo", chi ha dovuto abbandonare tutto per scappare perché perseguitato per questioni raziali, chi ha scelto di essere carnefice e chi ribelle nel periodo dell'occupazione nazista della Francia negli anni 1940-44.

Successivamente, in occasione dei 30 anni di World Wide Web, era appunto il 1989 quando Tim Berners-Lee al CERN di Ginevra proponeva un database ipertestuale con link e struttura reticolare, riflettevo su come abbiamo "sfruttato" le potenzialità della rete trasformando uno strumento a fortissimo carattere libertario e comunitario, costruito architetturalmente in maniera orientata a questi valori, in uno strumento commerciale, inoffensivo per il "sistema".

Sto leggendo "Game Over" di Alessandro Baricco, tema: preistoria e storia di come siamo arrivati alla civiltà "iper-connessa" contemporanea.

Dalla permanenza nei miei pensieri e riflessioni di questi tre elementi è nata una idea: mi piacerebbe raccontare, in un libro, la contemporaneità alternativa che si sarebbe venuta a creare se negli ultimi trenta anni avessimo sfruttato la rete e le nuove tecnologie per il bene dell'umanità.
Al contrario di ciò che fa Bayard nel suo libro io vorrei mettere al centro una comunità, non un individuo, anzi, quasi per un gioco "al complementare", ci metterei la comunità più grande che ci possa essere: l'intera umanità.
Come nel libro di Bayard vorrei usare elementi oggettivi e specifici per evidenziare l'esistenza di un bivio, una biforcazione, non sempre evidente nel momento in cui si è creata la possibilità di prendere una strada o l'altra, ma a posteriori molto evidente come momento di scelta, di orientamento generale.
Voglio, se non dare la risposta, almeno rendere evidente il dubbio:

Saremmo diventati cosa ?

E questi sarebbero i capitoli:

Capitolo 1 - Nei libri sono custodite le cose più inenarrabili
Capitolo 2 - La dipendenza
Capitolo 3 - ...


mercoledì 3 febbraio 2021

Ecosistemi esistenti e da fare

Un video del buon Giulio Brotini, lo trovi qui, mi ha dato un ottimo punto di vista su una questione alla quale lavoro da tempo nel mio ambito, ma che ritengo valga in generale: il concetto di ecosistema.

Tutto l'ambito tecnologico può essere diviso in due mondi: quello delle macchine e quello degli esseri viventi (no uso il termine "umano" perché ormai le interazioni con le macchine avvengono anche se sei una mucca in un allevamento intensivo, o se sei un fagiolino coltivato con l'agricoltura di precisione). Quando questi due mondi interagiscono scatta una cosa che viene detta "user experience". Questa user experience, è stato ampiamente dimostrato, risulta migliore e quindi più piacevole, ma anche più produttiva, più efficace, quando avviene in un "ecosistema".

A cosa mi riferisco: Apple lavora ad un ecosistema, da sempre praticamente, ma con i nuovi processori "silicon" sembra essere sulla buona strada per ottenere una interoperabilità e compatibilità fra tutte le componenti software e hardware. Apple sta puntando evidentemente su App, smartphone, tablet, TV, domotica ecc. tutto integrato. In pratica in cosa si traduce questa "interoperabilità" ? Cominci un lavoro sul tablet, lo segui con lo smartphone e lo termini con il notebook, mentre ci lavoro in casa le luci vanno sullo scenario "smartworking" per switchare sullo scenario "hometheater" quando vai sulla Apple Tv. Ad esempio.

Microsoft non ha questo "ecosistema", forse sta provando ad imporlo con le soluzioni business (devi per forza usare il loro dbms, il loro crm, il loro erp se vuoi che ragionino assieme e formino un ecosistema business).

Amazon l'ecosistema lo sta creando il il cloud, AWS. In AWS lo sviluppatore trova le componenti già pronte per usare, nelle proprie soluzioni, componenti DB, NoSQL, BI, AI, ecc.

Queste tendenze dei grandi player del mercato informatico sembrano confermare la tesi per la quale il futuro è degli "ecosistemi".

In ambito "Linux" si potrebbe fare, anzi io che condivido questa tesi, credo si DEBBA fare. Flathub, ad esempio, punta a raccogliere app adatte a "qualunque distribuzione Linux". Se si riuscisse, in futuro, a far girare le app per Linux su Android ed il contrario (cosa non tanto difficile se vedi progetti come Flutter/Dart di Google) si potrebbe arrivare ad avere un ecosistema, in questo caso più ricco di quello Apple perché costituito da tutte le app per Android + tutte le app per le varie distro Linux. La stessa app che uso sul tablet, la uso sullo smartphone e sul notebook.Per la domotica c'è Home Assistant che anche lui dovrebbe fare una evoluzione nella direzione dell'integrazione facile ed il "gioco" è fatto.

Il vantaggio è per l'utente, in termini di esperienza d'uso ed economici: compro una app e la uso da per tutto.
Il vantaggio per il fornitore di app e servizi è notevole: gli utenti aumentano di tantissimo.

martedì 9 giugno 2020

Covid19 ed occasioni perse

Si dice che l'uomo è arrivato a primeggiare sulle altre creature perché molto più predisposto al cambiamento, ma credo che consumismo, capitalismo e inquinamento ci abbiamo disabituati al cambiamento e ci abbiano fatto perdere questo primato.
La "pandemia" ha offerto, forzatamente, un laboratorio nel quale sperimentare il cambiamento ma non tutti hanno colto l'occasione per cambiare realmente paradigma, il più delle volte si è adattato alla meno peggio l'ordinario alla situazione straordinaria. A conti fatti fra scuola, imprese, politica, economia, famiglie e individui solo queste due ultime categorie ne sono uscite vincenti anche se i cambiamenti maturati, e i vantaggi portati da questi cambiamenti, potrebbero svanire se non coltivati. Per le altre categorie una occasione persa.

La scuola avrebbe dovuto ripensare e rifondare il concetto di didattica e non demandare l'enorme lavoro svolto da corpo docente in classe a genitori, in parte, e agli stessi studenti trattandoli come universitari autonomi nell'apprendimento. Così facendo si è, quasi, banalizzato il lavoro in classe. La didattica andava evoluta, da rapporto con la conoscenza mediato dal docente, in rapporto esperienziale con la conoscenza: devo imparare i numeri e a contare allora li forgio in pasta di sale questi numeri, li arricchisco di colori e di elementi altrettanto numerosi. Devo imparare il teorema di Pitagora allora costruisco in cartoncino un triangolo e sempre in cartoncino i quadrati sui cateti e sull'ipotenusa, poi tagliuzzo i quadrati sui cateti per farli andare sul quadrato sull'ipotenusa.

Le imprese avrebbero dovuto ripensare il loro modello di business per renderlo adeguato alle nuove condizioni. Avrebbero dovuto investire nei lavoratori messi in tele-lavoro per compiere una migrazione reale verso lo smartworking. Avrebbero dovuto formare i loro collaboratori perché questi arrivassero ad avere percezione dell'obiettivo, dei costi e dei margini garantiti da determinati tempi e livelli qualitativi da rispettare. Le imprese avrebbero dovuto misurare le "performance" del loro business nel nuovo assetto e offrire la possibilità al lavoratore di continuare in smartworking ad andare in ufficio quando e se lui o lei e i suoi obiettivi lavorativi lo avessero reso necessario.

La politica avrebbe dovuto riscoprire la centralità del cittadino piegando, al servizio di questo, burocrazia, leggi e potere. Avrebbe dovuto abbandonare il costante e predominante atteggiamento da campagna elettorale nel quale spreca la quasi totalità delle scarse risorse messe in campo. Avrebbe dovuto imparare a chiedere scusa, scusa dei tagli alla Sanità Pubblica perpetrati per anni, degli investimenti in ambito militare perpetrati per anni, dei tagli ai lavori pubblici. La politica avrebbe dovuto investire nella costruzione di un senso di comunità unita, equa e solidale con atti concreti come versare gli assegni di cassa integrazione il giorno dopo il decreto a tutti gli aventi diritto. Le condizioni c'erano perché il nemico da affrontare era globale e percepito dalla maggioranza della popolazione (come fanno con le guerre).

L'economia avrebbe dovuto reinventarsi e non solo fermarsi. L'economia avrebbe dovuto imparare dai piccoli imprenditori che hanno dovuto dall'oggi al domani prendere gli ordini mediante smartphone, mettersi a fare le consegne a casa, trovare una modalità di pagamento agevole. Sfruttare la riscoperta di un ambiente improvvisamente più salubre, con polveri sottili quasi scomparse e un cielo più pulito per spingere verso tecnologie eco-sostenibili. La ricoperta della sobrietà poteva essere una grande occasione da sfruttare e adottare stabilmente. L'economia ha fatto vincere solo Jeff Bezos (quello di Amazon) quando invece potevano vincere in tanti.

Le famiglie si sono reinventate. Hanno dovuto trovare il modo di usare gli stessi spazi per il lavoro, lo studio, lo svago, il riposo e ci sono riuscite. Hanno dovuto adottare rapporti resilienti e fare fronte comune alle difficoltà economiche. I membri delle famiglie hanno imparato a stare assieme preparando il pane in casa e trovando una serie tv che possa piacere a tutti quanti, ma anche scoprendo, i più piccoli, in cosa consiste la giornata lavorativa degli adulti e gli adulti riscoprendo quanta è complicata la vita scolastica dei più piccoli. Le famiglie hanno costruito rapporti più profondi all'interno delle mura domestiche.

Gli individui hanno, purtroppo alle volte con molta fatica, scoperto cosa gli piace fare. Ci viene in continuazione detto cosa fare e cosa è meglio per noi, come se scoprirlo o imparare a "sentirlo" fosse un peso dal quale qualcuno prova a liberarci, ma ciò avviene solo per convincerci a gli acquisti. I dati dicono che si è letto tanto, si è guardata tanta tv di qualità (si si esiste ancora, costa, non è facile vederla ma esiste), si è impastato tanto e di tutto, si è cucinato tanto, si è parlato tanto, si è riscoperto il senso di comunità: le bandiere esposte e gli appuntamenti sulle terrazze a cantare "bella ciao" erano le esternazioni del senso di comunità. Ci si è riappropriati del tempo una risorsa limitata e preziosa.

mercoledì 15 gennaio 2020

Sulla diversità vista da fuori

E' facile essere anti-razzisti quando si adotta una bimba di colore, è facile essere sensibili verso i problemi causati dalla disabilità quando si ha un figlio disabile. La sfida evolutiva è arrivare a quelle empatie partendo da una famiglia mono-tono e tutti normodotati (grazie a Dio). Se si arriva a questo risultato, intendo una sensibilità profonda verso "il diverso" in genere, il premio è grande, tanto grande quanto profondamente egoistico e quindi l'esatto contrario di tutta l'empatia che ci si è sforzati di costruire in se stessi. Il premio egoistico consiste nell'avere ogni giorno tatuato sul cervello un profondo senso di riconoscenza verso Dio, il fato, Allah, o chi ti pare, del fatto che "non è capitato a te".

La bimba di colore è abituata a sentirsi gli occhi dei bianchi addosso, sai quella sensazione di avvertire fisicamente il peso degli sguardi degli altri che, in mezzo a tanti, si poggiano solo su di te ? Non credo che sia una sensazione alla quale ci si abitui, credo che dia fastidio perché è una costante e credo che dia fastidio alla bimba di colore quanto alla stra-figa che volontariamente o involontariamente attrae gli sguardi e che ad un certo punto vorrebbe poter spegnere quella provocazione (quando starnutisce, quando sta mangiando....). La bimba di colore non si abituerà mai e purtroppo sarà costretta a sviluppare un modo per sopportare quello sguardo che crescendo diventerà alle volte morboso, odioso o curioso e una volta superata la fase di addebitare tutto ciò ai propri genitori e alla loro scelta di mettere lei, un cioccolatino nero in mezzo a tanti cioccolatini bianchi, quando capirà finalmente che era un bisogno, non farà altro che prendersela solo e soltanto con  Dio, il fato, Allah, o chi ti pare, del fatto che "è capitato a lei".

Il disabile è come un uccellino in gabbia oggi, più che ieri, però in una gabbia appesa in un magnifico  (almeno per la visuale dell'uccellino in gabbia) bosco popolato da tanti splendidi uccelli di tante specie diverse che si nutrono, si riproducono, crescono e volano liberi e felici. Lui il disabile magari riesce anche a svolazzare ma in quei pochi centimetri di meta-libertà che gli consente la sua gabbietta. Stando nel bosco non ha neanche la possibilità di concentrare le frustrazioni della sua situazione verso il suo carceriere che magari, umano, gli porterebbe da mangiare e da bere ogni giorno. Allora può prendersela solo e soltanto con  Dio, il fato, Allah, o chi ti pare, del fatto che "è capitato a lui".

Questo per dire che sono profondamente riconoscente verso Dio, il fato, Allah, o chi ti pare, del fatto che "non è capitato a me".

lunedì 2 dicembre 2019

E' il momento della "Resistenza" tecnologica

E' il momento della "Resistenza" tecnologica.


Di cosa parlo ?

A qualcuno risulterò blasfemo perché parlare di "Resistenza" può sembrare esagerato ma secondo me non è così vista la gravità e la pericolosità dell'ecosistema tecnologico che, le grandi compagnie, stanno costruendo attorno all'individuo. Un ecosistema fatto di social e di servizi sia facoltativi sia obbligatori, applicazioni che scegliamo o che ci vengono imposte tutto gestito dal mercato, scelte che vengono sottratte a chi dovrebbe compierle vengono convertite in "standard" imposti da chi, con quelle soluzioni, ci fa business.
Di cosa sto parlando ? Dai che lo hai intuito: "servizi digitali". Con questo nome possiamo, oggi, classificare tutto ciò che passa sotto il nome di APP per smartphone, piattaforme di streaming tv, social network sono quelle che usiamo direttamente. Ci sono poi piattaforme di servizi digitali che usiamo indirettamente, nel senso che ci finiscono dentro i nostri dati, ma non li inseriamo noi direttamente ma il nostro commercialista per noi, l'addetto del comune per noi, il nostro medico per noi, il nostro operatore telefonico per noi.
Tutti questi servizi digitali, che per lo più fino a qualche anno fa erano sconnessi uno dall'altro, stanno convergendo dentro ad un unico (o se non unico, i principali player sono 3) ecosistema che il grande pubblico ha imparato a chiamare "cloud", senza avere nessuna cognizione di cosa esso sia.

Ti invito a riflettere su alcuni dati oggettivi: fornire accesso e gestire le mail di miliardi (perché ormai di miliardi si tratta) di utenti richiede dei datacenter, delle applicazioni, dei programmatori... costi. E allora come fa Google a offrirci Google Mail gratuitamente ? E Google Foto ? E Drive ? E il motore di ricerca stesso ? Servizi digitali.

La "cartella clinica digitale" per le software house è diventato il gotha dei progetti di sviluppo. Questo servizio digitale punta a semplificare la gestione dei pazienti grazie ad una gestione digitale dei dati sanitari che così saranno storicizzati, facilmente scambiabili e facilmente interrogabili da tutti gli staff medici che ne avranno bisogno. Dati sanitari, dati sensibili e riservati.

Servizi di streaming video: da YouTube a Netflix oltre a fornire il servizio profilano le abitudini e gli interessi degli utenti, la conoscenza e l'orientamento politico di questi.

Social: non dettaglio ulteriormente... credo che sia evidente a tutti ormai il tipo di dati raccolti da questi servizi.

Le applicazioni web della Pubblica Amministrazione: da INPS all'Agenzia delle Entrate.

Tutte queste applicazioni sono "in cloud". Ma cosa è sto cloud ?
Il termine "Cloud" è il nome commerciale, perché più fruibile, di una tecnologia detta SaaS che sta per "Software as a Service" cioè "Software come Servizio". Il concetto alla base di questa tecnologia è questo: scordatevi i CD o le chiavette o il download e la successiva installazione delle applicazioni. Queste sono già pronte e disponibili on-line. Basta collegarsi, registrarsi, loggarsi ed utilizzarle. Paghi a consumo oppure con un abbonamento, paghi te utilizzatore finale oppure l'ente che ti fornisce il servizio.

Questa applicazioni ormai non risiedono più nel computer o sullo smartphone dell'utilizzatore, ne sui server dell'organizzazione che li usa, ma in un ecosistema proprio del fornitore della soluzione o, meglio, nell'ecosistema che il fornitore della soluzione ha deciso di usare per sviluppare e fornire quella soluzione.

Cerco di farmi capire meglio con un esempio: sono a casa, sul divano, ad un certo punto dico: "Alexa previsioni meteo". Il mio Amazon Echo cattura il mio messaggio vocale. L'Echo lo invia ad un servizio in Cloud di Amazon, un servizio che si chiama AVS (Amazon Voice Service) che consente alle macchine di capire cosa è stato chiesto, poi viene interrogato un servizio meteo di AWS (Amazon Web Service) che fornisce a AVS la risposta da dare, AVS la converte in un messaggio audio e lo invia al vostro dispositivo Echo al quale avete fatto la domanda e "magicamente" ascoltiamo il messaggio vocale che ci descrive le previsioni del tempo nella mia città.

La citazione

"Il vero problema non è sapere perché la gente si ribella, ma perché non si ribella", Wilhelm Reich. 

Questa citazione l'ho trovata nel sito lacontroramasseria.com e mi è piaciuta molto, quindi sono andato a studiare chi è sto Wilhelm Reich e mi ha risolto un groviglio ideologico che mi perseguita da sempre: ma se uno pur non sentendosi comunista si colloca assolutamente a sinistra ma contemporaneamente può oggettivamente definirsi borghese ma si sente profondamente proletario come fa a dormire sereno ? Ecco lui, in contrasto con il comunismo e con la suddivisione fra borghesi e proletari proponeva una classificazione più trasversale fra le classi sociali e cioè "reazionari" e "libertari". Ecco la soluzione, finalmente posso dormire tranquillo.
Ho assolto, con questa svolta filosofica, al compito ormai obbligatorio di mettere una qualche citazione in ciò che si scrive.

Il problema

Ma torniamo al punto...ecco la citazione di prima non era uno scherzo. Rileggila.
La ribellione dovrebbe scoppiare, o quanto meno diffondersi dal momento che è già in corso, e strutturarsi in una vera e propria Resistenza. 
Le grosse compagnie propongono i loro ecosistemi. Google con Google Cloud, Amazon con AWS, Microsoft con Azure, e ce ne sono anche altri, ma questi sono i principali operatori.
Tantissime compagnie che sviluppano soluzioni software stanno migrando le loro applicazioni in uno di questi ecosistemi. Sono comodi, economici (non sempre), affidabili (se intendiamo la continuità del servizio). Solo che ci rubano l'anima.
Dati sensibili e riservati delle persone vengono caricati direttamente o indirettamente in questi ecosistemi, consapevolmente o inconsapevolmente. Queste compagnie possono farne ciò che vogliono. Cosa ? Dici di no ? Dici che devono sottostare alle sempre più numerose e dettagliate leggi sulla protezione dei dati personali ? E se ti dicessi di confrontare il PIL ed il Fatturato di alcune Nazioni con quello di queste compagnie ? Facciamolo:

Entità             PIL/Fatturato (in miliardi di dollari)             Anno
Germania                            3808                                          2018
Francia                                2701                                          2018
Italia                                    1935                                          2018
Bulgaria                                130                                          2018
Google                                  136                                          2018
Amazon                                  56                                          2018
Microsoft                                32                                          2018

Quindi Google fattura più della Bulgaria !!!
Questo vuol dire che una causa legale contro una di queste compagnie che ha un volume d'affari paragonabile a quello di uno stato europeo potrebbe portare tranquillamente ad un nulla di fatto.

Ok questo è quello che fatturano i grossi gruppi, ma...

"e smettiamola con questo atteggiamento disfattista verso tutti e tutto: una impresa che fa fatturato paga anche le tasse ed in italia sono fra le più alte e quindi con le tasse su questi fatturati si fanno le scuole e gli ospedali" [cit. l'uomo della strada]

Quanto fatturano in italia?
Per il 2018 le tasse pagate da tutti i grossi gruppi dalle loro sedi in italia (che sono solo s.r.l.), tranne facebook, in Italia ammonta a 14 milioni e trecentomila euro... pochissimo. Facebook ancora non ha depositato, al momento in cui scrivo, il bilancio per il 2018 ma per il 2017 ha versato tasse solo per 120 mila euro. Quindi questi grossi gruppi rastrellano contratti in italia per pubblicità ed altro e poi fatturano mediante le sedi collocate in nazioni molto più vantaggiose come regime fiscale e quindi in italia lasciano le briciole. Il problema è che questa forma di "evasione fiscale" è consentita dallo stato perché non adegua le leggi a queste nuove forme di business.

Quindi i grossi gruppi industriali di Internet hanno fatturati enormi, paragonabili a quelli di una nazione europea, e pagano le tasse come una piccola s.r.l. di paese.

Quello che voglio che fosse assodato è che le leggi non possono costituire una reale protezione dei dati gestiti da queste applicazioni.

Anche qui chiedo aiuto ad un esempio reale per farmi capire: la mia cartella clinica digitale, servizio implementato dalla società XY, è stata implementata in AWS. Ai dati sensibili contenuti dalla mia cartella clinica sono accessibili dalla società XY, dallo staff medico al quale io ho dato accesso e ... ad Amazon.
Ti rendi conto del valore economico che hanno i dati sanitari di miliardi di persone ?
Ti fidi ? E Cambridge Analytica allora ? E quindi problemi di privacy.

Resistiamo

Ne parlavo anche qui, in questo vecchio post sui template dei siti della PA.
Bisogna costruire e alimentare un fronte comune contro questa pervasività e questo strapotere di questi colossi che portano dentro di sé sempre più applicazioni e sempre più dati.
Come fare ? Una proposta è quella di usare, per le soluzioni per la cartella clinica digitale soluzioni su Cloud Ibridi. Questa soluzione prevede l'uso delle stesse tecnologie che usano questi colossi per fornire i software come servizio, ma è implementabile su qualunque datacenter, anche su quelli forniti da questi colossi, ma le aziende fornitrici della soluzione avranno convenienza a farle girare sui datacenter del cliente, che anche ne avrà un vantaggio economico.
Quindi la soluzione c'è ed è semplice e praticabile. Lo faranno le aziende sanitarie ? Sceglieranno le soluzioni che garantiscono i loro assistiti ?
I cittadini arriveranno ad un livello di cultura tecnologica tale da pretenderlo ?








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giovedì 11 luglio 2019

Le "regole" per una sana educazione della prole

Le "regole" per una sana educazione della prole

E' fondamentale porre delle "regole" per educare la propria prole. Regole R-I-G-I-D-E e, nella loro applicazione, bisogna essere dei genitori I-N-F-L-E-S-S-I-B-I-L-I.
Di recente ho riflettuto sulle regole che inflessibilmente ho imposto nell'educazione delle mie figliole e le voglio qui dissertare.

Volendo sintetizzare e semplificare (si fa così in genere: si comincia dal generale e poi si approfondisce) potrei riassumere le regole che ho imposto alle mie figlie in una unica macro regola ferrea e irremovibile e imprescindibile: NON AVERE REGOLE.
Non averne, non farsene imporre, mai da altri e mai cedere la propria libertà.
Bisogna essere irreprensibili su questo: niente regole !!!
Non ascoltate quelli che dicono: le regole sono indispensabili per una convivenza civile... bla, bla, bla... solitamente sono quelli che hanno bisogno di qualcuno che li bastoni se sbagliano a parlare così.
Solo nella libertà si può vivere e crescere sani e forti. Niente regole.

Risulta già faticoso dover sottostare alla gravità, al ciclo nascita-crescita-morte, al tempo che scorre irrefrenabilmente... già è tanto faticoso, figuriamoci a doverne subire altre.
Persino Dio, si il dio buono e tollerante o quello superbo e vendicativo (dipende da quale religione professate e se ne avete una, io ce l'ho e la uso per spiegare questo concetto), ci ha creati e poi ci ha dotati del "libero arbitrio". Un dato di fatto questo. Anche Lui un pazzo: poteva farci schiavi incatenati ad una religione. Ed invece no. Ci ha creati e ci ha resi liberi da tutto, persino da Lui stesso.

Ma ritorniamo agli aspetti educativi e pedagogici delle "regole"... che non esistono. Dicevo "libertà" e quindi attaccamento a questa ecco ciò che credo fondamentale tramandare: un attaccamento viscerale  spasmodico, violento, alla libertà. Io cerco di essere un buon padre: presente, stimolante, divertente, estroso e comprensivo. Spero di poterle sostenere, durante la loro vita, nelle scelte che faranno.
Ma se, un giorno, le mie figlie dovessero decidere di cedere la loro libertà bé troveranno in me un nemico assoluto, spietato, accanito e tremendo.
Viviamo in una società, quella contemporanea, che spinge alla cessione della libertà da parte degli individui: per renderti la vita più semplice, per non stressarti, per non faticare dopo una intensa giornata di lavoro (perché tutti facciamo i fisici nucleari e stiamo tutto il giorno a spremerci le meningi in maniera sovraumana) prendi questa pastiglia, guarda questo show demenziale in tv, ascolta questa musica vuota, clicca con il mouse su "avanti-avanti-avanti"...
Bisogna lottare, ed educare alla lotta, contro tutto questo.

Il pericolo peggiore non viene dall'esterno ma dall'interno: se si decide da se di cedere la propria libertà. Quando avviene ciò ? Quando decidiamo di cedere alle droghe, quando decidiamo di buttare cuore e anima in una religione, quando scegliamo un compagno o una compagna che non rispetta la nostra libertà in quanto individui. Questa cessione volontaria è sempre più frequente proprio per quanto dicevo prima: la società contemporanea ci spinge a farlo perché così risultiamo dei consumatori più manipolabili, dei lavoratori più obbedienti, dei cittadini che demandano con più facilità. L'antidoto a tutto questo, che è il male assoluto, è una educazione volta a creare un attaccamento assoluto alla cosa più bella ed importante oltre la vita stessa: la libertà.


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